Bologna, 22 gennaio 2024 - Il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna è lieto di ospitare dal 2 al 9 febbraio 2024, nella sede di Palazzo Malvezzi, la mostra di Emilio Isgrò Cancellazione dei Codici - Civile e penale, a cura di R. Cristina Mazzantini (direttrice Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma), Lorenzo Balbi (direttore MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna) e Marco Bazzini (responsabile scientifico Archivio Emilio Isgrò).
Il progetto espositivo è promosso da Archivio Emilio Isgrò, in collaborazione con MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna e Giuffrè Francis Lefebvre, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, con il sostegno di Galleria Gaburro e il contributo di UniCredit e rientra nella dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.
L’inaugurazione si terrà giovedì 1 febbraio 2024 alle ore 17.00 (ingresso libero fino ad esaurimento posti). Dopo un iniziale momento di presentazione nel Salone dei Carracci di Palazzo Magnani, sede di UniCredit, in via Zamboni 20, seguirà, alle ore 18.15, l’opening della mostra nella Sala Armi dell’adiacente Palazzo Malvezzi, in via Zamboni 22.
Intervengono Marco Bazzini, curatore della mostra, Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit Italy, Michele Caianiello, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Antonio Delfino, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre. Dialogano con il maestro Emilio Isgrò i curatori della mostra, Lorenzo Balbi e R. Cristina Mazzantini, oltre agli autori dei saggi in catalogo Luigi Balestra, Daria de Pretis e Francesco Viganò.
Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo.
Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni Ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione.
Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.
L’esposizione organizzata a Palazzo Malvezzi, sede del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, la più antica facoltà di Giurisprudenza al mondo, presenta 29 testi giuridici, in particolare il Codice civile e il Codice penale, sui quali Isgrò è intervenuto con la sua cifra espressiva, ovvero cancellando parti del testo, col fine di proporre una diversa riflessione sul significato di convivenza comune. Superando con l’atto della cancellatura le caratteristiche della lingua asciutta e fortemente antipoetica propria delle raccolte di norme giuridiche, l’artista ha dato origine a lavori dal forte impatto formale, talvolta tendenti all’ironia, che graffiano per la loro incontestabile verità. Su un testo cancellato in nero e bianco, attraversato anche da qualche formica - altro topos di Isgrò subentrato in questi ultimi anni - le parole superstiti danno voce a nuove interpretazioni del testo come, per limitarsi ad alcuni esempi: “I condomini sono l’autorità giudiziaria” o “La falsa dichiarazione sulla propria identità, dichiara o attesta altre qualità”.
I Codici sui quali Isgrò è intervenuto appartengono alla serie di volumi realizzata appositamente da Giuffrè Francis Lefebvre, i cui redattori, esperti di Diritto, hanno collaborato con l’artista prima del suo intervento.
Ad arricchire il percorso espositivo si affianca la cancellatura de Il discorso di Pericle agli ateniesi riportato nel libro II dell’opera di Tucidide La Guerra del Peloponneso. Tre sono i volumi in cui l’artista è intervenuto sul discorso del politico, oratore e militare greco che guidò Atene in uno dei suoi periodi di massimo splendore e ancora esercita il proprio fascino sulla cultura umanistica occidentale. Ciò che Pericle scrive sul senso della democrazia, sui valori umani e sul rispetto delle leggi, ha fatto di Atene un mito che mantiene le sue radici nella società di oggi.
“Ho cancellato il Codice civile e il Codice penale perché senza parola non c’è diritto - spiega Emilio Isgrò -, e senza diritto non c’è democrazia. Il primo impegno dell’arte è quello di discutere in un mondo che urla”.
“La cancellazione dei Codici - osserva Cristina Mazzantini - conferma l’intensa relazione tra la ricerca artistica di Isgrò e la sua militanza sociale. Avvertendo una crisi planetaria, Isgrò usa l’arte, responsabile nei confronti della storia, per difendere la democrazia. A partire dalle origini ateniesi, cancella la letteratura giuridica più attuale, mettendo in luce quelle parole che meglio garantiscono la libertà e l’emancipazione”.
“Molto spesso, anche in tempi recenti - sottolinea Lorenzo Balbi - si è parlato di cancellature e rimozioni a Bologna e in questo specifico contesto e tempo la mostra di Emilio Isgrò assume un significato ancora più radicale. La cancellatura è un atto distruttivo e allo stesso tempo costruttivo: distruttivo dell’opera, allo stesso modo in cui è la sua rimozione, ma al contempo generatore di dibattito e di significato. Come dichiara lo stesso Emilio Isgrò: «Si cancella per svelare, non per distruggere»”.
“Tra i diversi fili rossi che attraversano l’intero corpus cancellatorio di Isgrò - aggiunge Marco Bazzini - è possibile recuperarne uno che ha guardato con particolare attenzione alla letteratura giuridica. Le prime cancellature su questo argomento, infatti, sono datate alla fine degli anni Sessanta e nel tempo, a scansione temporale irregolare, si ripropongono fino ad arrivare a questi ultimi Codici che ne rappresentano, restando in tema, l’ultimo grado di giudizio”.
“La più antica Facoltà giuridica del mondo incontra Emilio Isgrò, pittore, poeta, giornalista, scrittore, regista e… giurista. Questo il possibile titolo di un evento straordinario - afferma Luigi Balestra, professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna - che celebra un incontro tra i luoghi in cui ha iniziato a germogliare il diritto in epoca moderna e un artista fattosi giurista attraverso la consapevolezza, derivante dallo studio cólto e raffinato dei testi giuridici, di una precipua esigenza: cogliere la vera essenza dei testi, espungendone tutti quei contenuti inidonei ad esprimerla ovvero dissentendo dai medesimi ogniqualvolta essi si pongano in conflitto con i valori fondamentali su cui si fonda la pacifica convivenza civile e le libertà democratiche”.
“Questa mostra rappresenta per noi un traguardo molto importante – spiega Giorgio Gaburro, Founder di Galleria Gaburro – perché è il risultato di un dialogo nato tre anni fa con Emilio Isgrò, il cui lavoro è rappresentato dalla Galleria. Ogni nostro progetto nasce infatti dall’interscambio con gli artisti ed è concepito ad hoc per gli spazi espositivi a cui si rivolge per veicolare un messaggio coerente tra arte e ambiente”.
Daria de Pretis e Francesco Viganò, giuristi e giudici della Corte costituzionale, hanno interpretato i Codici di Isgrò in due lunghi, approfonditi e originali saggi pubblicati sul catalogo che accompagna l’esposizione edito da Allemandi Editore. Il volume comprende inoltre la riproduzione delle opere esposte a Bologna, le vedute di allestimento della mostra Cancellazione dei Codici inaugurata nel maggio 2023 presso Castel Capuano, sede della Scuola Superiore della Magistratura, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e un saggio di Luigi Balestra.
2 – 9 febbraio 2024
Dipartimento di Scienze Giuridiche, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Palazzo Malvezzi | Via Zamboni 22, Bologna
Mostra promossa da Archivio Emilio Isgrò
In collaborazione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna e Giuffrè Francis Lefebvre
Con il patrocinio del Dipartimento di Scienze Giuridiche - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Con il sostegno di Galleria Gaburro
Con il contributo di UniCredit
Inaugurazione giovedì 1 febbraio 2024
Palazzo Magnani – sede UniCredit | Via Zamboni 20, Bologna – ore 17.00
Palazzo Malvezzi | Via Zamboni 22, Bologna – ore 18.15
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